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Jihad – CIAd – Mossad

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Padre Karam: “In Siria i fedeli cristiani hanno libertà di fede e di testimonianza pubblica non garantite in altri stati del Medio Oriente”.

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Gruppi radicali islamici soffiano sul conflitto che contagia il Libano

Beirut (Agenzia Fides) – Gruppi radicali islamici soffiano sul conflitto siriano e vogliono contagiare il Libano: è l’allarme lanciato all’Agenzia Fides da p. Paul Karam, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Libano.

P. Karam, commentando i recenti scontri fra alawiti e sunniti in Libano, afferma: “Siamo molto preoccupati per due motivi: il flusso di rifugiati siriani continua nel Nord del Libano, inoltre il conflitto si sta propagando in Libano. Accade per interessi politici che calpestano i diritti umani, e per la fragilità del nostro paese, composito mosaico etnico-religioso. Si trova qui la componente determinante di movimenti fanatici islamici che soffiano sull’aspetto religioso, fomentando l’odio fra comunità”.

P. Karam ribadisce che “la violenza non ha mai risolto nulla: la strada per la riconciliazione è il dialogo, il rispetto dell’altro, il tenere a mente il bene del paese”.

Sul conflitto in Siria, p. Karam dice: “L’invio di Osservatori Onu è un atto di responsabilità della comunità internazionale. Ma occorre che non siano strumentalizzati a livello politico da nessuna delle parti in lotta. Speriamo sia una missione all’insegna della verità, della credibilità e della trasparenza. Solo così può contribuire alla pace”.

La situazione dei cristiani “resta molto preoccupante” afferma il sacerdote. In Siria – ricorda – i fedeli hanno libertà di fede e di testimonianza pubblica non garantite in altri stati del Medio Oriente. Siamo preoccupati perchè i cristiani, in quanto minoranza, sono il bersaglio più facile. Confratelli sacerdoti siriani ci dicono che la situazione è drammatica: vi sono in campo forze che vogliono trasformare il conflitto in guerra di religione, e questo sarebbe una tragedia”.

(PA) (Agenzia Fides 15/5/2012)

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ENGLISH :

Radical Islamic groups fanning the conflict that plagues Lebanon

Beirut (Agenzia Fides) – Radical Islamic Groups are fanning the conflict and want to infect Lebanon: this is the alarm launched to Fides by Fr. Paul Karam, National Director of the Pontifical Mission Societies in Lebanon.

Fr. Karam, commenting on the recent clashes between Alawites and Sunnis in Lebanon, said: “We are very concerned for two reasons: the flow of Syrian refugees continues in northern Lebanon, moreover the conflict is spreading in Lebanon. This happens because of political interests that trample human rights, and the fragility of our country, ethnic-religious composite mosaic. Herein lies the major component of fanatic Islamic movements that fan on the religious aspect, fomenting hatred among communities.” Fr. Karam insists that “violence has never solved anything: the road to reconciliation is dialogue, respect for others, keeping in mind the good of the country.”

On the conflict in Syria, Fr. Karam said: “Sending UN Observers is an act of responsibility on behalf of the international community. But should not be exploited at a political level by any of the warring parties. We hope it is a mission in the sign of truth, credibility and transparency. Only thus peace can be reached.”

The Christian situation “is very worrying,” says the priest. “In Syria – he recalls – the faithful have freedom of faith and public testimony which is not guaranteed in other states in the Middle East. We are concerned because the Christians, as a minority, are the easiest target. Syrian fellow priests tell us that the situation is dramatic: there are forces who want to turn the conflict into a religious war, and this would be a tragedy.”

(PA) (Agenzia Fides 15/5/2012)

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Si fa strada la militanza islamica nell’opposizione siriana.

Damasco (Agenzia Fides) – Dal “Giorno della dignità” al “Venerdì delle Armate dell’Islam”:sta tutto in questi due titoli, scelti per le manifestazioni dell’opposizione siriana, il sintomo di come la militanza islamica, wahabita e salafita, si sta facendo strada nelle file dei ribelli siriani.

Come successo nelle esperienze della “Primavera araba” in Yemen, i dissidenti hanno scelto dare un titolo, ogni volta differente, alle manifestazioni di protesta di ogni venerdì. La prima giornata di protesta pubblica, nel marzo 2011, che inaugurò la rivolta, venne chiamata “Giorno della dignità” e indicava il desiderio di rinascita, di dignità, diritti e democrazia che c’è nei rivoluzionari.

A circa un anno dall’inizio delle sollevazioni popolari, come confermano fonti di Fides in Siria, la militanza islamica sta prendendo sempre più corpo: nella scelta del titolo per la manifestazione del 13 aprile scorso, operata tramite un sondaggio sul social network “Facebook”, nelle oltre 30mila risposte degli attivisti, il titolo più gettonato è stato a lungo “Venerdì delle armate dell’islam: salvezza della Siria”.

Un chiaro segno di come, dalla base, stia crescendo una ideologia islamica che preoccupa tutte le minoranze religiose, inclusi i cristiani. Solo “sul filo di lana”, grazie all’intervento dei leader del “Consiglio della Rivoluzione Siriana”, la scelta è poi caduta sul nome “Una rivoluzione per tutti i siriani”.

“La vicenda e l’inneggiare alle armate dell’islam da parte di tanti attivisti è segno evidente che l’opposizione siriana è divisa e che l’anima islamica whahabita e salafita, incoraggiata da forze esterne, sta prendendo piede”, commenta allarmata un fonte di Fides nella comunità cristiana in Siria.

“Il pericolo è che il fondamentalismo islamico, foraggiato da paesi esteri, si impadronisca della rivoluzione siriana: allora sarebbe la fine per le minoranze etniche e religiose, che già stanno soffrendo molto in Siria, nochè per il pluralismo culturale e religioso che caratterizza la nazione siriana”.

(PA) (Agenzia Fides 21/4/2012)

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