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a cura di Filippo Fortunato Pilato

Il sottotitolo di questo breve articolo potrebbe anche essere questo:

“QUANDO IL DIALOGO TAPPA LE BOCCHE”

oppure

«…Voi Siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini…» (Matteo V, 13-15).

Perchè questi sono i pensieri che ad un cattolico (al quale stiano a cuore verità e giustizia)  sorgono istintivamente e reattivamente quando si sente parlare della situazione siriana e delle condizioni dei cristiani ivi residenti (come quelle di altre componenti confessionali) in maniera tanto distorta, mescolando verità e menzogne, come nell’articolo riportato da “Radiovaticana.org”, nel quale si citano (ma senza però specificarne il link originale) altrettante fuorvianti affermazioni contenute in editoriali dell’agenzia AsiaNews.

Riportiamo le chicche più evidenti:

Chicca n. 1“In un anno di conflitto gli estremisti islamici non hanno attaccato nemmeno una chiesa”

Chicca n. 2 – “…l’aggressione contro padre George Louis, parroco della chiesa greco cattolica di San Michele di Qara e la cacciata delle famiglie dal villaggio di Al Borj Al Qastal, sono fatti molto gravi. Tuttavia sono frutto del clima di guerra, violenza e assenza di legge di cui è vittima il Paese”

Chicca n. 3“Le fonti spiegano che il vero scontro religioso è fra alawiti e sunniti”

Chicca n. 4“Ai posti di blocco – raccontano – sia i ribelli che l’esercito regolare trattano con rispetto la minoranza cristiana. Una loro persecuzione getterebbe discredito sul regime di Assad che ha fatto della tolleranza religiosa uno dei baluardi del suo governo. Ciò vale anche per i ribelli che cercano l’appoggio degli Stati occidentali”

Chicca n.5“Le fonti notano che in un anno di guerra civile nessuna chiesa è stata bersaglio di attacchi da parte degli estremisti islamici o del regime”

Chicca n. 6“Finora gli islamisti hanno espresso solo minacce verbali accusando le minoranze di appoggiare il regime”

Chicca n.7“Tuttavia, molti cristiani sostengono la visione dei ribelli e nel 2011 hanno partecipato insieme ai musulmani alle manifestazioni contro Assad”

Chicca n. 8 “A tutt’oggi, gli unici danni ai luoghi di culto sono frutto di bombardamenti e scontri fra esercito e miliziani e non di attacchi mirati”

Per un articoletto di sole 13 righe, ci pare sia un’esagerazione di false informazioni.

Riprendere un editoriale di AsiaNews, sito web notoriamente e tendenzialmente portato all’islamofobia, ma dando poca rilevanza all’estremismo fanatico salafita/wahabita, di importazione Saudi/Qatari, è sospetto, oltre a non essere corretto, nel momento in cui sappiamo bene, ed è testimoniato da video e dichiarazioni (reperibili sia su questo spazio web che nei nostri canali video), che sia l’origine degli uomini impegnati negli scontri armati antigovernativi, sia le armi e tecnologia usate in attacchi terroristici contro l’esercito regolare e le strutture private, sono di provenienza estera.

Ci sono le prove: Israele, Francia, Gran Bretagna, Qatar, Arabia Saudita, Turchia, sono direttamente impegnate nella fornitura di uomini e mezzi, mentre gli USA dichiaratamente e pubblicamente hanno affermato di fornire “stipendi e denaro” ad ogni militare che voglia disertare dal legittimo Esercito Arabo Siriano. Diverse centinaia di militari francesi e inglesi sono stati catturati mentre prendevano parte ad operazioni terroristiche al fianco dei mercenari salafiti. E campi d’addestramenti per la guerriglia e per la formazione di kamikaze sono presenti in Afganistan e Kosovo. Nel più perfetto stile CIA-Mossad.

Tutto ciò è documentato; rapporti, passaggio di denaro, dichiarazioni e contatti tra terroristi e autorità straniere e israeliane sono stati registrati e filmati. Hackers siriani si sono impossessati di documenti sensibili, che provano il passaggio di ingenti quantità di denaro ai dirigenti del “Syrian Free (leggi Fake) Army”, istituzione in realtà per niente libera, in quanto composta da mercenari pagati in dollari. Le dichiarazioni delle autorità USA, che si offrono di pagare stipendi ai disertori (cosa di per se’ gravissima nei confronti di uno stato sovrano e che infrange ogni regola/legge internazionale), sono pubbliche. Il dislocamento di mercenari libici, criminali comuni addestrati e armati dalla NATO, parte alqaedisti, parte semplici prezzolati tagliagole senza scrupoli nè ideali, ai confini turchi, sono stati ampiamente monitorati e documentati, come pure provato clamorosamente è il traffico d’armi, dalla Libia verso le coste libanesi e siriane, indirizzato ai gruppi armati dei terroristi che hanno insanguinato la Siria in questi mesi. Tale traffico è stato per forza di cose coperto logisticamente dall’intelligence NATO e Israeliana, la quale ha il controllo di gran parte del Mediterraneo, sicuramente delle coste sud orientali. Ma anche coloro i quali si credono gli eletti e unti da Dio, non essendolo in realtà, scivolano poi sulle classiche “bucce di banana”, ed ecco che uno di questi carichi viene intercettato e catturato dall’esercito libanese, offrendoci ampia dimostrazione di che tipo di supporto, armi e tecnologia, ricevano questi terroristi.
Al link seguente potrete visionare voi stessi il materiale fotografico a riprova di quanto poc’anzi affermato (https://syrianfreepress.wordpress.com/2012/05/12/foto-esclusive-armi-contrabbandate-da-terroristi-libici-per-terroristi-siriani-exclusive-photos-of-weapons-smuggled-from-libyan-terrorists-to-syrian-terrorists/).

Farci credere quindi, come vorrebbe l’editoriale di Radiovaticana.org, che in Siria sia in atto uno “scontro religioso fra alawiti e sunniti”, equivale a “nascondere un elefante dietro un dito”.

L’uso strumentale che i servizi occidentali, sionisti e arabo-corrotti, hanno fatto di frange islamiste disadattate, tanto fanatiche quanto ignoranti, è risaputo da anni. Dall’Afganistan all’ex Yugoslavia e sino in Libia, ad armare, istruire, finanziare i “terroristi di Dio”, sono sempre stati i soliti poteri, interessati a destabilizzare intere aree per il controllo geopolitico ed energetico, nonchè per accerchiare e indebolire la “concorrenza eurasiatica”. Non accennare a tale verità universalmente acclamata (meno che sugli pseudo-liberali media di regime occidental/petrolmonarchici) e ridurre tutto ad un locale scontro tra fazioni minoritarie, è non solo una grave omissione di verità, ma genera anche una sponda, una scusa, per giustificare eventuali interventi militari diretti esterni per poter “pacificare” due contendenti irriducibili che starebbero falcidiando la popolazione civile.

Questo è un falso!

Come falso è affermare che i “ribelli” abbiano rispetto per la comunità cristiana, esattamente come farebbe l’Esercito Siriano regolare, il quale rispetterebbe tale comunità solo per non danneggiare l’immagine del governo di Bashar al-Assad.

I soldati dell’esercito regolare siriano, figli del popolo, hanno rispetto per tutti perchè questa è la loro educazione, da sempre.

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Chi sia stato in Siria sa bene quali siano i rapporti all’interno della società siriana tra le varie componenti confessionali e tribali, i quali sono di assoluta normale convivenza secolare, dovuta ad una formazione culturale radicata nel tempo e negli animi, non a causa di convenienze momentanee o di governabilità.

Le persone in Siria sono abituate alle diversità particolari all’interno della stessa famiglia arabo-siriana. Innanzitutto i siriani si considerano siriani, da sempre; e come mi raccontava un amico ambasciatore, è considerata quasi un’offesa chiedere a qualcuno “di che religione sei?”.

“Dio è per ognuno, la Siria è per tutti”, mi venne risposto.

Chi non ha questo abito mentale nei confronti delle diversità etnico/confessionali siriane, non è siriano. Ed infatti, i mandanti e dirigenti dei gruppi terroristi armati, che compiono terribili attentati contro la popolazione (ricordandoci sempre bene, e ricordandolo pure all’articolista di Radiovaticana.org, che anche i soldati siriani sono figli del popolo), manipolando le coscienze dei più sprovveduti, deboli e spregiudicati, non sono da ricercare tra le fila del popolo di questa benedetta terra, ma ben oltre i confini della Siria, dove unici “dio e patria” sono l’oro e il denaro.

Anche dichiarare che “…molti cristiani sostengono la visione dei ribelli e nel 2011 hanno partecipato insieme ai musulmani alle manifestazioni contro Assad”, è una falsità e una forzatura. A parte che la “protesta” è stata orchestrata e subito diretta dalle fazioni salafite e alqaediste armate (sui nostri canali Video-Youtube abbiamo tutte le evidenze di questi terroristi all’opera sin dall’inizio), quale sarebbe la visione dei “ribelli” che sventolano le ex bandiere coloniali francesi? Spostare la lancetta del tempo in Siria indietro di 60 anni? Distruggere strutture e infrastrutture? Assassinare medici, ingegneri, avvocati, politici, le intelligenze della Nazione e chiunque altro non la pensi come loro e non si pieghi alle loro prepotenze? Consegnare la nazione nelle mani di fanatici diretti dalle petrolmonarchie, nelle quali non regna nè è mai regnata libertà e democrazia e dove le donne non possono neppure guidare un’auto? Quale sarebbe questa “visione dei ribelli”: quella di chi vuole distruggere secoli di storia e di cultura, per erigere un califfato di barbarie, organico alle mire espansionistiche sioniste dell’entità coloniale che occupa la Terra Santa di Palestina?

Ma ancor più macroscopico e ridicolo è affermare che “nessuna chiesa è stata bersaglio di attacchi da parte degli estremisti islamici” e che “gli unici danni ai luoghi di culto sono frutto di bombardamenti e scontri fra esercito e miliziani e non di attacchi mirati”. Ma come si fa a dire cose del genere? Come si fa a mettere sullo stesso piano, da un lato un esercito regolare nazionale, che difende città, villaggi, popolazione, istituzioni, strutture pubbliche e private, ospedali, chiese, scuole, tutta una Nazione, e dall’altro un branco di assassini, stupratori, ladri e tagliagole, rinnegati e disertori ben pagati e armati da potenze estere cui l’indipendenza, esempio e forza siriane danno fastidio e sono ostacolo ai loro progetti d’egemonia, per quel New World Order che avanza in tutto il mondo a passi sempre più spediti?
Forse che se in Italia le Brigate Rosse riuscissero, con la violenza e la minaccia della popolazione presa in ostaggio, a conquistare qualche quartiere di Roma o di Bologna, lo stato italiano li lascierebbe fare impuniti? O cercherebbe invece di ripristinare l’ordine, la legalità, proteggendo popolazione, strutture e istituzioni? E perchè in Siria invece l’esercito dovrebbe stare a guardare i terroristi fare scempio della Nazione? Nessuno stato tollererebbe una cospirazione come quella in atto in Siria oggi. Nessuno stato, dove già regni tolleranza e libertà per tutti, uomini e donne, tollererebbe lezioni di democrazia, o d’importare terroristi e mercenari da dittature feudali dove le donne vivono da recluse, dove i cristiani non possono erigere i propri luoghi di culto o farsi il segno della croce pubblicamente.

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La gravità delle affermazioni espresse nell’articolo di Radiovaticana, condensate così malamente in 13 righe (che potete leggere in originale a questo linkhttp://www.radiovaticana.org/radiogiornale/ore14/2012/maggio/12_05_16.htm#Art_588369), sono sufficienti a comprendere quale sia lo spirito e la “politica” perseguita da questa testata d’informazione cattolica, che non fa onore ad un giornalismo deontologicamente corretto, ancor più se si tiene conto che esso è rivolto ad un pubblico occidentale cristiano, a maggioranza inconsapevole di quel che realmente accade in Siria e nel bacino mediorientale, se non che per quello che viene propagandato dai media “ufficiali” e “accreditati”, quali BBC, CNN, Aljazeera, RaiNews24, e canali nazionali europei, di stato e di private multinazionali dell’informazione, i quali sono stati più volte smentiti e smascherati pubblicamente (tant’è che sia la BBC che CNN hanno più volte dovuto chiedere scusa per gli “…errori…”), nel loro promuovere video-montaggi e falsi video artefatti, al fine di creare le condizioni psicologiche di massa per giustificare e promuovere interventi militari esterni, NATO o similari, per replicare lo scenario già attuato in Libia (sui canali Video Youtube del nostro Network ne troverete abbondantemente testimonianza).

Il pubblico cristiano/cattolico occidentale è cioè bombardato dalla falsa informazione di guerra, da psy-operations, cui pare vogliano dare una mano pure le ‘presunte’ agenzie ‘cattoliche’. Se a tale calcolata propaganda bellica collaborano anche coloro i quali dovrebbero avere la “Verità” come punto forza indiscutibile, a qualunque costo, pure del martirio e della persecuzione, allora vuol dire che siamo messi proprio male.

Chi si sia infatti recato in Siria, toccando con mano la realtà, testimoniata dalla gente comune come da sacerdoti ortodossi, aramaici, greci, mufti islamici, o patriarchi cattolici, sa bene che le cose stanno in maniera ben diversa da come vorrebbe farci credere l’editoriale di Radiovaticana.org

E’ di pochi giorni fa la pubblicazione di un testo ufficiale da parte del Centro Cattolico d’Informazione Vox Clamantis, della  Diocesi Greco-Cattolica di Homs, Siria. In esso, fra le varie denunce e appelli, è compresa una dichiarazione del Patriaraca greco-melchita Gregorio Laham, nella quale accusa senza mezze misure il banditismo e terrorismo anti-governativo, lamentando che la politica di pressione occidentale, NATO asservita, impedisca al Governo di Bashar al-Assad di poter svolgere il proprio dovere e ruolo in piena legittimità, giungendo a dire che “NON SI PUÒ IMPEDIRE AD UN GOVERNO DI GOVERNARE” (https://syrianfreepress.wordpress.com/2012/05/12/denuncia-contro-banditismo-e-terrorismo-da-parte-del-patriarca-gregorio-iii-laham-non-si-puo-impedire-a-un-governo-di-governare/).

Invitiamo voi e Radiovaticana a rileggerla con attenzione.

Chi scrive, cattolico praticante per convinzione e non solo per consuetudine o abitudine, ha avuto l’onore e la fortuna di poter ascoltare e parlare in libertà, in un incontro pubblico, con il Patriarca Gregorio Laham, solo pochi giorni fa, a Damasco. In quest’occasione il Patriarca ha fatto un lungo discorso per illustrare la bellezza della tradizione culturale siriana, tanto confessionale cristiana, quanto sociale e civile. Ci ha spiegato come in Sira non necessitino Commissioni di Dialogo interculturale, per il semplice motivo che non ce n’è bisogno, vista la secolare tolleranza e convivenza inscritta nel DNA siriano. E questo l’avevo potuto constatare di persona attraversando in libertà la regione, tra moschee e cattedrali, dove i cristiani non hanno problemi nel recarsi a visitare l’edicola dove secondo la tradizione è custodita la testa del profeta S.Giovanni, all’interno della moschea delle Omayadi. E lo stesso vale per la moschea degli sciiti, o degli iraniani, come per altri quartieri abitati da altre comunità locali. La guerra di religione insomma non appartiene alla cultura siriana.

Quel che aveva lamentato invece il Patriarca era l’ingerenza da parte di forze esterne, NATO-USA-Saudi-Qatar in primo luogo, per creare problemi che non erano esistiti prima, destabilizzare la nazione e prenderne il possesso.

Ed infine le sue parole furono di elogio per quei figli del popolo che erano morti nelle fila dell’esercito per difendere la Patria dai suoi nemici esterni ed interni. E riguardo al Presidente Bashar al-Assad, riconobbe la serietà, moderazione e saggezza nel governare e nel suo operato in generale, che non può esimere un capo di stato dal reprimere ed arrestare qualunque, criminale, assassino, ladro o stupratore, metta a repentaglio l’unità nazionale e la vita dei cittadini.

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A fronte di tali consolanti e coraggiose parole di verità, giustizia e carità, totalmente in contrasto con quelle ufficiali di altre fonti cattoliche, romane e non solo…, che mettono sullo stesso piano terroristi e forze di sicurezza nazionali, non potetti che dichiarare da un lato la mia soddisfazione, nel sentire una volta tanto discorsi chiari e netti, ma dall’altro la mia amarezza nel dover riscontrare un abisso tra le sue dichiarazioni, di sacerdote arabo, e quelle omertose e omissive del resto del “coro cattolico”. Perchè è amareggiante, specie per un credente, vedere che coloro i quali dovrebbero essere pronti ad affrontare il martirio in nome della Verità, ad esempio di Cristo, (specie in frangenti talmente importanti, in cui sulla base di false affermazioni si scatenano guerre e massacri) invece tacciono o manipolano tala realtà, in nome di un “dialogo” il quale tappa invece sempre più le bocche, per non dispiacere al mondo…e specie ai “fratelli maggiori”…
E sulla base di tali omertà ed omissioni vengono ingannati i popoli, edificata la società degli anticristi, scatenate guerre dai contorni sempre più apocalittici.

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Pro memoria per i cattolici distratti: le “omissioni”, nel “Confiteor” o “Atto di confessione” all’inizio della S.Messa, equivalgono ai “pensieri, parole ed opere”: recita infatti il canone, “quia peccavi nimis (omissioni), cogitatione, verbo et opere“. Omettere di dire o di fare qualcosa di importante, specie in una circostanza grave, è un atto altamente lesivo. Se un pastore non mette in guardia il gregge e non lo difende, mentre i lupi attaccano da più parti facendo carneficina, e se non colpisce decisamente il capo-branco per disperdere i suoi gregari, egli compie un’azione di alto tradimento e la sua colpa è enorme.

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Questa deriva cristianista, ben espressa da Radiovaticana e da molte altre fonti cristiano/cattoliche moderne, rappresenta solo nominalmente la “cattolicità”, dalla quale a Roma si sono allontanati ormai da decenni, mantenendo solo l’aspetto esteriore di un involucro, ormai sempre più desolatamente vuoto.

Non bisogna mai fare l’errore di confondere il cartello indicatore della città, con la città stessa. Non bisogna mai confondere il dito che indica la Luna, con la Luna medesima.

E questo è un esercizio di attenzione e discernimento cui dovrebbero attenersi tutti, cattolici e non, non confondendo ciò che appare con quel che non è.

Specie i cattolici perplessi, dovrebbero sempre tenere a mente che la Chiesa viene tradizionalmente ben definita “casta meretrix”, “meretrice e casta”: “meretrice”, perchè composta da uomini corruttibili e peccabili; “casta” perchè di istituzione divina ed indefettibile.

Quindi, nonostante il gran da fare e gli sforzi demolitori dei nemici, interni ed esterni, della Siria e della Chiesa (che in Siria ha visto gli albori e posto radici profonde), possiamo tranquillamente rispondere e concludere con una tombale affermazione evangelica, sempre-verde: NON PRAEVALEBUNT..

Filippo Fortunato Pilato.

per Syrian Free Press Network

at http://wp.me/p1P9ia-1d2

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ARTICOLI CORRELATI:

Siria: i cristiani sono con Assad, senza di lui perseguitati come in Iraq

Tra la comunità di Damasco serpeggia il timore dei partiti islamici – Damasco  – Mentre a Daraa, Homs e Latakia la popolazione scendeva in piazza per chiedere riforme e dire ‘Bastà al lungo governo degli Assad, erano soprattutto i crisitiani a organizzare contromanifestazioni a Damasco e in altri centri del paese a sostegno del presidente Bashar, che con il suo partito Baath è considerato garante del pluralismo religioso.

«Siamo nati qui e vogliamo continuare a vivere nel nostro paese, senza correre il rischio di essere messi in fuga come i cristiani dell’Iraq», dice ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL Samira, una giovane cristiana della capitale. Per questo, «continueremo a scendere in piazza a sostegno del presidente, perchè solo lui ci dà una piena garanzia dei nostri diritti», dice.

Sono circa un milione i cristiani che vivono in Siria, l’8% della popolazione. Non è facile definire con esattezza il loro numero, soprattutto dopo che, a partire dal 2003, la maggior parte dei cristiani fuggiti dalle persecuzioni in Iraq ha trovato rifugio proprio nel paese vicino, considerato un modello di convivenza. Dall’esplodere della prima protesta a Daraa, nel sud, nella comunità cristiana siriana si è diffuso il timore che la caduta di Bashar al-Assad, come quella del rais iracheno Saddam Hussein, possa mettere in discussione i suoi diritti e la sua sicurezza. Yusef, un cristiano 30enne della capitale, spiega i timori della sua comunità: «Senza Assad – dice – i partiti islamici otterrebbero sicuramente un peso notevole, in un paese in cui l’80% della popolazione è di confessione sunnita».

Nel quartiere cristiano di Babtuma, Mouna, una cristiana di cinquant’anni, è già intenta a preparare i dolci di Pasqua. «Sono anni che conviviamo con i nostri fratelli musulmani – dice – e non vogliamo che la caduta del regime porti a quella situazione tremenda che abbiamo visto in Iraq». «Questa è la nostra terra e non abbiamo intenzione di lasciarla – dice quasi con rabbia – Spero che il presidente conceda al più presto le riforme che ha promesso e che tutti torniamo a vivere in pace».

Dopo un’iniziale frustrazione per le promesse vaghe fatte da Assad la scorsa settimana, un barlume di speranza arriva proprio oggi, con l’annuncio del riconoscimento della cittadinanza ai curdi e la destituzione del governatore di Homs, a cui è stata attribuita la colpa della dura repressione dei manifestanti. Se, come promesso, anche la legge d’emergenza dovesse essere abrogata o almeno smussata, «le manifestazioni già annunciate per i prossimi giorni potrebbero essere annulate – dice Mouna – e il modello siriano di convivenza sarebbe fuori pericolo».

(fonte: AKI)

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Siria: uomini armati hanno espulso tutte le famiglie cristiane

Homs – Una notizia preoccupante giunge all’Agenzia Fides dalla provincia di Hama, a Nord di Homs: uomini armati hanno espulso tutte le famiglie cristiane del villaggio di Al Borj Al Qastal, in provincia di Hama. La notizia, diffusa da alcune agenzia internazionali, è confermata all’Agenzia Fides da fonti della Chiesa locale. Le fonti riferiscono che bande armate – nelle milizie del composito Esercito di liberazione siriano – sono penetrate nel villaggio, cacciando tutte le famiglie cristiane, prendendo possesso delle abitazioni e trasformando la chiesa del luogo in quartier generale militare. Il villaggio di Al Borj Al Qastal si trova nella provincia di Hama e accoglieva circa 10 famiglie cristiane, ora sfollate, vittime innocenti del conflitto in corso. (PA) (Agenzia Fides 12/5/2012)

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