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Ancora sangue innocente viene versato in Siria. Ancora piccole vittime muoiono senza motivo lasciando dietro sé pianti e dolore e un futuro spezzato senza ragione. Perché non può esserci ragione davanti a una simile carneficina, nessuna ragione e nessuna spiegazione, nessuna giustificazione, nessuna parola.
Chi ha ucciso lo ha fatto sistematicamente, con freddezza, senza umanità.
Perché per decidere di massacrare 32 bambini senza alcuna esitazione non bisogna averne, di umanità.
Qualcuno ha deciso che 32 piccole vite non meritavano di crescere, perché?
Solo per un ignobile gioco politico. 32 anime se ne sono andate solo per permettere a qualcuno di far ricadere un nuovo macigno sul conto del governo di siriano.
Eppure, chissà perché, ancora una volta qualcosa non torna. Perché dei militari avrebbero dovuto armarsi di coltelli o pistole per il macabro piacere di torturare dei bambini?
Nemmeno nelle peggiori fiabe nere gli orchi arrivano a compiere simili gesti. Perché decidere di sfogare una furia omicida su questi piccoli corpi indifesi con la certezza assoluta di attirarsi l’odio e il disprezzo internazionale?
Perché in un momento tanto delicato nella ricerca di ritorno all’equilibrio, avrebbero scelto di compiere un gesto tanto brutale ed efferato senza pensare un solo istante alle conseguenza che avrebbe portato alla valutazione della crisi siriana?
Eppure, vedendo lo straziante video dei corpicini senza vita sollevati da mani ignote quasi come piccoli agnelli sacrificali, non possono non risuonare nelle orecchie le parole di Arrour, quando invitava i suoi fedeli a massacrare la popolazione, senza eccezioni, insistendo in particolare sugli omicidi di donne e bambini, violentare, torturare senza pietà, per poi far ricadere la colpa sull’esercito siriano e di non fermarsi davanti a nulla, anzi, più il crimine sarebbe stato terribile, più semplice sarebbe stato colpire l’interesse internazionale.
E vedendo certe scene non si può non pensare agli assassini rituali già tante volte visti in questo anno di rivolta siriana, in particolare a Homs. E non ripercorrere con la mente le altre, troppe orribili immagini di vittime innocenti, che hanno pagato con la vita per colpe non loro.
Tante le immagini di massacri che hanno riempito le pagine dei media (ogni volta incolpando immediatamente l’esercito senza mai lasciare spazio per dubbi o per successive smentite, che comunque nessuno leggerà): tra i più ecltanti e recenti, certamente, il massacro di Karm al-Zaitoun, per il quale, ancora una volta, si è puntato il dito contro l’esercito che avrebbe bombardato delle abitazioni, salvo poi mostrare dei video con immagini di corpi con le mani legate (quindi, presumibilmente prigionieri) e uccisi da proiettili, persone, si chiarirà poi, grazie al riconoscimento dei familiari, che erano state precedentemente rapite e massacrate senza pietà; o la famiglia di 16 persone assassinata a Homs mentre si trovava intorno alla tavola imbandita per la cena (in questo caso la brigata responsabile del massacro la lasciato la firma sul muro della stanza con il sangue delle vittime, quindi, non potendo incolpare il carnefice prescelto si è preferito tacere del tutto il massacro); e, ancora, nei giorni scorsi, la madre torturata e uccisa con i suoi 5 figli, di età compresa tra i 14 anni e i 5 mesi, su un taxi ad Hama; le 12 vittime -e 20 abitazioni bruciate- a Shoumariyah di venerdì notte; i 7 morti e 14 feriti nel villaggio di al-Hat Qab vicino Salamieh venerdì; due massacri di civili, questi ultimi, che si sono verificate poche ore prima a poca distanza da Hula e che sono stati attribuiti ad al-Qaeda. Pura coincidenza?
E ancora, è una coincidenza il fatto che questi massacri avvengono sempre alla vigilia di importanti ricorrenze: visite ufficiali internazionali, riunioni speciali di Nazioni Unite o Lega araba che dovranno decidere il destino del Paese?
Ma questa volta si è andati oltre, questa volta sono morte oltre 100 persone, un terzo delle quali in tenera età. Un crimine che non può – e non deve – passare inosservato nemmeno al lettore più distratto, un vile eccidio non lascia indifferenti e non consente il silenzio.
Probabilmente si saprà con esattezza cosa avvenuto nella notte tra venerdì e sabato solo tra molto, quando ormai i carnefici, reali o presunti, saranno già passati dal banco degli imputati e il tempo avrà dato spazio per rileggere con maggior obiettività la situazione contingente. Tentando, per quanto possibile, di ricostruire l’accaduto in base alle notizie giunte, emergono innanzitutto delle nette incongruenze.
Le prime voci relative al massacro arrivano, ancora una volta, dall’opposizione: in un primo momento si parla di bombardamenti contro una manifestazione degli oppositori, poi contro abitazioni, con molte vittime (inizialmente 50 morti e 100 feriti), anche bambini, e si diffondono le prime immagini che però, in breve, la rete etichetta come false perché appartenenti a un altro recente massacro, quello commesso a Karm al-Zeitoun.
In realtà bisogna dire che l’opposizione ci ha ormai abituati a un’esagerazione di numeri e una fantasia inventiva circa i fatti siriani; quindi fin qui il dubbio rimane legittimamente. Poi arriva un video, terribilmente agghiacciante nella sua freddezza. Chi ha ucciso questi bambini e in quali circostanze?
Gli attivisti accusano il governo. I sostenitori del governo incolpano gli oppositori. Hula è una cittadina posta a 25 chilometri a nord di Homs controllata dal cosiddetto libero esercito, nella quale da lungo tempo per le forze dell’ordine è impossibile penetrare, un po’ come è stato in precedenza per Bab ‘Amr, divenuto una sorta di “emirato” controllato dai ribelli.
Secondo l’agenzia Fides le vittime sono state uccise perché utilizzate dai gruppi armati come scudi umani negli scontri con l’esercito o, secondo un’altra teoria, si tratterebbe di civili rapiti in precedenza trattenuti come possibile, poi uccisi bruciando le abitazioni nelle quali si trovavano e facendo scempio dei loro corpi per far ricadere le colpe sull’esercito.
Perché questa strage di innocenti non fa altro che alimentare ulteriormente il caos nel paese, facendo passare in secondo piano gli altri crimini quotidianamente commessi dalle bande armate che stanno lentamente affiorando e facendo tornare prepotentemente vicina l’ipotesi mai totalmente accantonata di un prossimo “intervento umanitario” e intimidendo i sostenitori della Siria.
Sembra ormai un dato di fatto che, purtroppo, attualmente la radice del male siriano è l’odio mirato originato dal fanatismo religioso e il sostegno che riceve dall’esterno.
Chiediamoci allora, chi poteva trarre – ed effettivamente ha tratto – maggiori vantaggi da questo massacro? Forse, seguendo la risposta, risaliremo ai reali colpevoli.
Pierangela Zanzottera, 27 maggio 2012
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