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“Ai politici europei dico: se avete un po’ d’umanità non rinnovate le sanzioni alla Siria”: così il vescovo maronita di Aleppo, monsignor Joseph Tobji…
Che differenza con El Papa: “Accogliamoli tutti, l’Europa apra le porte, scusate immigrati per la nostra chiusura…”. Però come se quelli fuggissero da una catastrofe naturale. Mai una parola sulla guerra scatenata – ormai è provato – per istigazione Usa e francese su un paese inoffensivo. Soprattutto, mai un invito ai poteri forti internazionali a levare le sanzioni.
Un vero sesto senso, quello di “Francesco”, a schivare i temi che possono metterlo in urto con quel mondo che lo copre di applausi. E’ stato invitato a parlare (fatto inaudito) al Congresso Usa ed ha ricevuto una standing ovation (massonica?): mai ha accennato alle sanzioni che stanno aggravando la tragedia del popolo siriano. E’ stato invitato a parlare in “Europa”: silenzio sulla faccenda.
Sanzioni? Ve ne hanno mai parlato? L’Europa applica le sanzioni contro il governo siriano – ad imitazione servile degli americani – dal 2011: quando si volle rispondere al fatto che “Assad gasa il suo stesso popolo”: accusa già ampiamente rivelata falsa. Erano stati jihadisti Era il pretesto scelto per un’invasione che poi, invece, non ci fu . Le sanzioni sono rimaste. Con l’idea che la popolazione siriana si sarebbe ribellata al regime di Assad. Idea già ampiamente provata insensata, fin dall’embargo semisecolare contro i cubani, a quello contr Saddam, a quello contro l’Iran.
Sì, l’Europa impone sanzioni alla Siria: è l’embargo sui generi di prima necessità. L’effetto sulla popolazione civile è devastante. “II popolo siriano soffre doppiamente, per i terroristi e per le misure occidentali” ha dichiarato qualche girno fa Bouthania Shaaba, consigliere politico del presidente Assad.